Saluto del Presidente - A.L.B.A.C.A.S.

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Saluto del Presidente

Eventi > 19 febbraio 2012Inaugurazione sede
 

DISCORSO DI INAUGURAZIONE  DELLA SEDE DELL'ALBACAS



Gentili signore e cortesi signori,
è con grande gioia che questa sera salutiamo S.E. Monsignor Fra Calogero Peri,Vescovo della Diocesi di Caltagirone, che ci onora della sua presenza in occasione dell'inaugurazione di questa prima sede dell'ALBACAS.
    Anche a nome di tutti i soci, vogliamo salutare e ringraziare il Sig. Sindaco, Avv. Nunzio Li Rosi, e l'Amministrazione comunale per averci concesso questo locale da destinare agli scopi statutari della nostra associazione.
   Salutiamo, inoltre, tutti i convenuti: i vecchi soci onorari e i nuovi, l'on. Avv. Enzo Trantino, l'Avv. Enzo Zappulla e, idealmente, il Commendatore della Repubblica, il sig. Carmelo Caruso; le autorità civili e militari e tutti i cittadini che ci onorate della vostra presenza.
   Davanti a così nobile assemblea, voglio questa sera usare parole nobili (anche se, per inciso, sarebbe il caso di usare sempre parole gentili meditate e nobili. Miglioreremmo il nostro linguaggio e, sono certo, renderemmo migliori le nostre relazioni quotidiane).
   Più volte mi sono chiesto, quando ancora non ero socio di questa associazione, cosa potesse significare questo lungo acronimo. Già mi piaceva l'acronimo già di per sé perché nelle sue prime quattro lettere designa una parola, ALBA, che ha un suo preciso significato. L'alba, lo sappiamo, è l'inizio di un nuovo giorno e, per estensione semantica, può essere intesa come risveglio, inizio di un nuovo cammino che, in questo caso, un'associazione connota come risveglio culturale.
    Lo ricordiamo, la sigla ALBACAS significa "Associazione licodiese per i beni archeologici culturali ambientali e sacri".
  Come si vede, la nostra associazione comprende molteplici interessi che nelle loro realizzazioni materiali sono tutte presenti nel nostro paese e nel nostro territorio.
    Non è questa la sede per tentare di fare un'elencazione di questi beni. Può servire per questo, a mo' di approccio al tema, guardare il video che scorre alle mie spalle, che riproduce solo una minima parte di questi beni.
    Ben più proficua potrebbe essere una tranquilla passeggiata per le strade del nostro paese o nelle sue campagne.
    Ben più coinvolgente potrebbe essere un'attenta visita delle nostre chiese, una visita non viziata da preconcetti ideologici.
   E ben più interessante potrebbe essere un'esplorazione disinteressata,  non famelica e non predatoria dei nostri siti archeologici.
   Ci accorgeremmo che il nostro paese è veramente ricco. E' ricco di storia, di personaggi, di cultura, di bellezze paesaggistiche che noi contemporanei abbiamo ereditato dai nostri antenati e dalla natura benigna che ci ha fatto nascere in questi luoghi.
 Tocca a noi, quindi, valorizzare queste ricchezze, valorizzare questi beni che sono, appunto, archeologici, culturali, ambientali e sacri. Quest'ultimo termine è da intendersi nel suo doppio significato di "sacri" perché appartenenti alla cultura religiosa, e "sacri" perché per noi dovrebbero costituire beni da custodire come tesori inestimabili e di cui prenderci cura.
   Per fare quest'opera di custodia e valorizzazione è necessario, come si accennava prima, un risveglio culturale, che è principalmente un risveglio  delle coscienze, un risveglio di ogni singola coscienza individuale che metta al primo posto la salvaguardia di questi beni, che dobbiamo intendere come patrimonio comune, di ognuno di noi. Dovremmo abituarci a considerare e a trattare questi beni come le nostre proprietà personali, che curiamo e trattiamo al fine di migliorarle per poi lasciarle ai nostri figli integre e ben più produttive. In quest'ottica, e solo in quest'ottica, possiamo sperare di vedere il nostro paese sempre più bello.
  Voglio però soffermarmi su un altro significato che solitamente gli antropologi assegnano alla parola "cultura". Quand'ero studente mi arrovellavo su questa parola, "cultura", perché molteplici erano i significati che ad essa si potevano assegnare. Così, pian piano, ho cercato di elaborare un significato della parola "cultura" che soddisfacesse le mie esigenze conoscitive. Ve lo propongo, senza pretendere che questo significato sia completo e senza pretese di originalità.

"La cultura è l'insieme  degli strumenti, materiali ed immateriali, che l'umanità elabora nel corso degli anni per migliorare le proprie condizioni di vita".

   Con questa definizione, come si vede, i beni culturali non vengono intesi solo come prodotti materiali, come una falce, una tenaglia, un macchinario, eccetera, ma come strumenti immateriali, e principalmente come valori che una civiltà si dà per fare diventare migliore la propria società. Migliore vuol dire, principalmente, più coesa, più unità.
   Come diceva il francese Emilè Durkheim, uno dei padri della Sociologia, dobbiamo fare in modo che nella nostra società persista una forma di solidarietà meccanica che, nonostante l'incalzante società industriale e post-industriale, integri e sostenga la solidarietà organica, data come risultante dei compiti che ciascuno di noi e le istituzioni svolgono per rendere possibile il funzionamento della società.
   Per ottenere ciò dobbiamo far sì che le nostre condotte, i nostri comportamenti siano guidati da valori ben saldi e condivisi.
  Già nelle definizioni di Durkheim troviamo uno di questi valori fondativi di ogni società, e cioè, la solidarietà. Solidali con il vicino, appartenente alla nostra comunità, e con il lontano, quando questi (il vicino e il lontano) hanno bisogno di aiuto e di sostegno. Per fortuna il nostro paese nel passato ha dato dimostrazione di questi atti di solidarietà in casi veramente drammatici, e continua a darli, per esempio  nei confronti degli immigrati, che trovano da noi accoglienza e sostegno senza ombra di pregiudizio e di discriminazione.
  La solidarietà, inoltre, è il concime che alimenta, fa crescere e maturare  un altro grande valore: la pacifica convivenza, senza la quale le relazioni quotidiane con i vicini e le più generali relazioni tra i popoli rischiano di far precipitare l'umanità, come la storia ci insegna, in un persistente stato di guerra di tutti contro tutti, di hobbesiana memoria.
  Valori sono anche il rispetto degli altri, il rispetto delle cose degli altri e il rispetto delle cose che sono beni comuni. Forse in questo pecchiamo un po' tutti, dai più piccoli ai più grandi. Ad esempio, sembra scomparsa da parte delle nuove generazioni la bell'usanza di salutare per primi i più grandi. Inoltre, sembra che un sedile comunale, un lampione , un albero del verde pubblico non siano beni da tutelare, come lo sono il portone di casa nostra, il nostro giardinetto privato, eccetera. Dall'altro versante, sembra che da parte dei più grandi, genitori e parenti adulti, si sia persa la funzione educativa e pedagogica che nel passato avevano i nostri antenati. Noi più grandi dovremmo tenere sempre a mente che tocca a noi educare le nuove generazioni, in modo tale che poi queste possano camminare con le proprie gambe e pensare con le proprie teste.
  E' valore anche il senso della giustizia, che noi possiamo già fin da ora realizzare se la nostra comunità e il nostro Comune si costituiscono parte civile nel processo a carico di chi si è macchiato del feroce e disumano eccidio del 27 dicembre scorso. Lo abbiamo vissuto e lo sappiamo un po' tutti: questo delitto ha gettato nel dolore e nella prostrazione tante famiglie, ha lacerato la coscienza e i sentimenti dei licodiani e infangato l'immagine del nostro paese. Il nostro pensiero adesso va a loro, al ricordo dei nostri compianti sig. Miano Paolo, giusto e onesto lavoratore, e alla sua innocente nipote, Stefania Noce, piccolo fiore della nostra Terra, viola mattutina traboccante bellezza e  vitalità. Un pensiero va anche alla nonna, alla mamma e al papà di Stefania che portano dentro un dolore infinito.
 Valore è anche l'amore della verità, che è innanzitutto trasparenza di comportamento nelle nostre condotte pubbliche e private, senza che le pubbliche virtù entrino in contraddizione con i vizi privati.
  E' un valore imprescindibile la libertà individuale che, come diceva Kant, finisce là dove inizia la libertà degli altri.
  Valore è l'uguaglianza, che, come ricordano tutte le Costituzioni democratiche, è, prima di tutto, uguaglianza di opportunità, uguale accesso alle risorse sociali, quali il lavoro l'istruzione la casa eccetera, da parte di tutti i membri della società.
  Sono valori l'onore e la nobiltà che, si badi bene, non scaturiscono dalle nostre origini, bensì dalle mete, dai fini che vogliamo  raggiungere.
  Valore è anche l'amore, quello che, secondo le parole che Gesù ha ispirato a San Paolo, tutto dà senza nulla volere ricevere.
   Infine, ma non ultimo, è un valore il senso del bello, che dobbiamo coltivare se vogliamo che il nostro animo si ingentilisca e con esso si affinino tutti i nostri comportamenti e le nostre realizzazioni.
    Spero di non avervi annoiato e vi ringrazio per la cortese attenzione.

                                                                         

                                                                         Salvatore Barone


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